Scoperti neuroni motori per apprendere il canto

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 20 maggio 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Basandosi su evidenze sperimentali accumulate negli anni, da tempo si specula circa la possibilità che l’apprendimento vocale di un animale adulto dipenda da una via che paradossalmente va dal versante motorio esecutivo a quello acustico recettivo; tuttavia, ad oggi questa ipotesi non era stata suffragata dalla dimostrazione dell’esistenza di cellule motorie che invierebbero tali segnali. Lo studio del canto degli uccelli, straordinaria fonte di conoscenze neuroscientifiche - basti pensare alla scoperta della neurogenesi nel cervello adulto di un vertebrato da parte di Fernando Nottebohm - ha costituito il campo di indagine per l’identificazione di tali neuroni.

Todd F. Roberts, Erin Hisey e colleghi non solo hanno identificato il tipo di neuroni che trasmette segnali motori vocali alla corteccia uditiva nel cervello di uccelli canori, ma hanno anche definito un circuito motorio-uditivo di cruciale importanza per l’imitazione vocale e per la modificazione adattativa di altri parametri del canto.

(Roberts T. F., et al. Identification of a motor-to-auditory pathway important for vocal learning. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/nn.4563, 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neuroscience, University of Texas Southwestern Medical Center, Dallas, Texas (USA); Department of Neurobiology, Duke University Medical Center, Durham, North Carolina (USA); Program in Neuroscience, University of California San Francisco (UCSF), San Francisco, CA (USA); Department of Psychiatry, Stanford University, Stanford, CA (USA).

Se il canto degli uccelli ha da sempre affascinato le persone sensibili alla musica, inducendo lo stesso Wolfgang Amadeus Mozart ad imitare i gorgheggi aviari nelle sue composizioni, il suo studio è stato storicamente limitato all’analisi delle strutture sonore, e solo a partire dagli anni Sessanta del Novecento è cominciata l’indagine biologica dei meccanismi della sua produzione. Si adoperò inizialmente un approccio neuroetologico, che consentì di risalire dalla siringe al cervello ed individuare nel nucleo dell’ipoglosso, XII paio dei nervi cranici, la sede di controllo del principale nervo esecutore. Negli anni seguenti fu individuato un altro aggregato di neuroni importanti per il canto, il centro vocale superiore (HVC, da high vocal center), e poco a poco fu scoperta una rete di connessioni che collega vari nuclei centrali e termina nell’ipoglosso. Le registrazioni elettrofisiologiche hanno contribuito in maniera decisiva a definire il ruolo di questi nuclei nella produzione del canto: i periodi di attività ed inattività dei neuroni nel centro vocale superiore e nei nuclei denominati RA e Nif sono correlati con le note prodotte e le pause silenziose.

Il prosieguo degli studi ha consentito di rilevare che molti aspetti funzionali del circuito alla base del canto sono dovuti a specializzazioni altamente specifiche ed associate a capacità complesse di apprendimento e produzione, proprie delle oltre 400 specie di uccelli canori.

Negli anni più recenti, lo schema della struttura neurofunzionale dedicata al canto nel cervello aviario è stato integrato da un circuito per la produzione vocale di nuova identificazione; tale circuito è costituito da numerosi aggregati neuronici, non necessari al mantenimento del canto nell’adulto ma indispensabili per lo sviluppo delle abilità canore nel giovane.

È noto da prima della nascita dell’ornitologia, agli allevatori e a conoscitori di uccelli da canto, che nella massima parte delle specie, e praticamente in tutte quelle dette in Italia “da gabbia e da voliera”, è il maschio il cantore. Le femmine, tranne rarissime eccezioni, si limitano a pigolii, senza mai produrre una frase del canto tipico della specie. Questa particolarità ha indotto i ricercatori ad indagare e poi definire con precisione il ruolo degli ormoni. Nei maschi, il testosterone prodotto dalle gonadi raggiunge il cervello, dove viene convertito in estradiolo, ormone femminile che paradossalmente determina la mascolinizzazione del cervello. Tale processo, essenziale per lo sviluppo delle abilità di canto, è legato al tasso di estradiolo nella prima settimana di vita dopo la schiusa delle uova. Nel Diamante mandarino o diamantino i nuclei motori del circuito del canto sono da tre a cinque volte più grandi nei maschi; le femmine trattate con estradiolo nella prima settimana di vita hanno sviluppato nuclei motori grandi quasi quanto quelli dei maschi. Lo stesso trattamento della femmina adulta non ha portato risultati. Nel canarino, in cui la femmina, pur non cantando in senso stretto non è del tutto priva di canto come la femmina del diamantino ma può emettere qualche gorgheggio, è stato sperimentato il trattamento con androgeni della femmina adulta. Il risultato è significativo: gli androgeni hanno indotto l’allungamento dei dendriti e consentito nuovi arrangiamenti sinaptici nei nuclei HVC e RA, che sono anche aumentati notevolmente di dimensione; le canarine così trattate hanno prodotto brani di canto.

Parallelamente alle variazioni ormonali, la morfologia del sistema di controllo vocale nei canarini maschi cambia secondo la stagione: la dimensione dei nuclei HVC e RA in primavera può essere quasi il doppio dell’autunno; tali caratteristiche sono state rilevate in altre specie, ed è stata sperimentata l’influenza della durata del periodo di illuminazione solare durante il giorno. Da una a tre settimane di esposizione alla luce sono in genere sufficienti per produrre queste variazioni volumetriche. Ricordiamo, per inciso, che la prima osservazione di tali cambiamenti condusse, nel 1983, alla già citata scoperta della neurogenesi nel cervello adulto, dando luogo negli anni Novanta alla scoperta del fenomeno di produzione di nuovi neuroni nell’ippocampo del cervello umano, infrangendo un dogma assoluto della neurologia classica. Negli uccelli accade, nell’apprendimento del canto, che nuovi neuroni nati nella zona subventricolare migrino verso le aree del cervello anteriore dove la vocalizzazione è prodotta.

Concludendo questa sintesi introduttiva per tornare al lavoro qui recensito, mi piace ricordare che l’interesse per lo studio del canto degli uccelli deriva anche dal fatto che si sono riscontrate omologie genetiche, neurofisiologiche e linguistiche con le funzioni vocali e verbali umane.

Imparare a vocalizzare dipende dall’abilità di modificare adattativamente la dimensione temporale e spettrale degli elementi vocali. Sulla base di evidenze sperimentali è stato teorizzato che neuroni veicolanti al sistema uditivo segnali collegati ai processi motori, abbiano il ruolo di facilitare l’apprendimento vocale, ma l’identità di tali cellule nervose e la loro precisa funzione sono rimaste fino ad oggi sconosciute. Todd F. Roberts, Erin Hisey e colleghi hanno identificato nel cervello di uccelli cantori un tipo neuronico, sconosciuto in precedenza, che sicuramente trasmette segnali motori vocali alla corteccia uditiva impegnata nei processi di acquisizione delle frasi che costituiscono il canto tipico della specie.

È noto che l’aspetto acquisito principale nell’apprendimento del canto da parte dei giovani esemplari delle specie aviarie canore è costituito dall’imitazione dei maschi adulti. I ricercatori hanno allora provveduto all’ablazione genetica dei neuroni da loro scoperti negli uccelli giovani, per verificarne l’importanza nel processo di acquisizione del canto. L’eliminazione funzionale delle cellule nervose di nuova identificazione perturbava in maniera significativa l’abilità di imitare gli elementi acustici fondamentali del canto prodotto da un adulto fungente da modello o, come si suole dire, da tutor.

Gli esperimenti sugli esemplari adulti hanno prodotto altri risultati di notevole interesse. L’eliminazione dei neuroni motori di nuova identificazione aveva un effetto molto limitato sulle “canzoni” apprese in precedenza, ma interferiva in maniera significativa con l’abilità fisiologica degli uccelli di modificare, adattandola, la durata degli elementi vocali. Inoltre, impediva in maniera estesa la degradazione normale di elementi temporali del canto: un anomalo funzionamento che si osserva quando si produce sordità.

Sulla base di tutti i dati emersi, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura del testo integrale del lavoro originale, gli autori dello studio hanno identificato un circuito motorio-uditivo essenziale per l’imitazione vocale e per le modificazioni adattative della temporizzazione vocale nel cervello.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

Roberto Colonna

BM&L-20 maggio 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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